Ep.001 Podcast “Storie che insegnano”
Ci sono date che segnano la vita di un uomo e, allo stesso tempo, la storia di un’intera industria. Per Steve Jobs, il 17 settembre 1985 è una di quelle giornate che non si dimenticano. Quel giorno, l’uomo che aveva fondato la Apple nel garage dei genitori, che aveva rivoluzionato il mondo dell’informatica con il Macintosh, rassegna le dimissioni dalla sua stessa azienda.
Un paradosso? Forse. Un fallimento? Non esattamente. Quella cacciata, tanto umiliante quanto dolorosa, si rivelò in realtà uno dei momenti più importanti della sua vita.
La caduta del visionario
Steve Jobs aveva solo 30 anni quando il consiglio di amministrazione di Apple decise che non c’era più posto per lui. I contrasti interni, i conflitti con l’amministratore delegato John Sculley (lo stesso manager che Jobs aveva scelto e convinto con la celebre frase “Vuoi vendere acqua zuccherata per il resto della tua vita o vuoi venire con me a cambiare il mondo?”) erano diventati insanabili.
Jobs, giovane genio ma anche leader difficile, si trovò improvvisamente fuori. Non da una startup qualsiasi, ma dall’azienda che lui stesso aveva creato.
Immaginate la scena: il fondatore, l’icona, l’uomo simbolo dell’innovazione, messo alla porta come un dipendente qualunque. È una di quelle immagini che fanno male solo a pensarci.
La rinascita di Jobs
Eppure, in quell’abisso, Jobs trovò la sua più grande occasione di crescita. Disse anni dopo:
“Non mi accorsi subito, ma essere licenziato da Apple fu la cosa migliore che mi potesse capitare. Il peso del successo fu sostituito dalla leggerezza di tornare a essere un principiante”.
Da lì nacque un nuovo capitolo. Jobs fondò NeXT, una società di computer che, pur non diventando un successo commerciale, gettò le basi tecnologiche che Apple avrebbe poi utilizzato al suo ritorno. In parallelo acquistò la Pixar, una piccola divisione grafica della Lucasfilm, che sarebbe diventata lo studio di animazione più rivoluzionario di Hollywood, autore di capolavori come Toy Story.
Insomma: quel fallimento, che avrebbe potuto distruggerlo, si trasformò in un trampolino.
Una lezione per tutti noi
La storia del licenziamento di Jobs ci lascia una lezione potente, valida per imprenditori, manager, studenti e professionisti:
Il fallimento non è la fine, ma spesso l’inizio di una nuova fase.
Le crisi ci costringono a rimetterci in gioco, a liberarci di ciò che non funziona più e a scoprire nuove possibilità.
La visione e la passione possono sopravvivere a qualsiasi caduta, e diventare la spinta per tornare più forti di prima.
Jobs non si arrese. Non lasciò che quella sconfitta definisse chi era. La trasformò in energia creativa. E quando, nel 1997, tornò alla guida di Apple, la sua visione avrebbe dato vita a prodotti come l’iPod, l’iPhone e l’iPad, cambiando per sempre la nostra relazione con la tecnologia.
Storie che insegnano
Nel primo episodio del podcast “Storie che insegnano”, raccontiamo proprio questo momento cruciale: il giorno in cui Steve Jobs fu licenziato dalla sua azienda. Non è solo una storia di tecnologia o di business, ma una storia di vita, di resilienza e di capacità di rialzarsi quando tutto sembra perduto.
👉 Ascolta l’episodio completo su YouTube: https://youtu.be/gh3KztxlD9Q?si=rMoWUS8NuJU3KnhA
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La vicenda di Steve Jobs ci ricorda che il successo non è una linea retta. È fatto di cadute, battute d’arresto e momenti difficili. Ma proprio lì, nelle crepe, può nascere la luce di qualcosa di nuovo.
E allora, la prossima volta che ti sentirai in difficoltà, pensa a quel settembre del 1985: il giorno in cui Steve Jobs perse tutto… e in realtà cominciò a guadagnare ciò che lo avrebbe reso immortale.
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